Al bianco i muscoli mitici
sono la nebbia del cogere
pensiero, perché solennità non
sai cosa sia, amplitudine è
troppo togata
e schiva, o briciole,
beccafichi occhieggiano con
quel tanto di bramore
che spezza le ali
e le ulne amare
come dire: «E ci sei?».
Gottoso cervello dai lobi gonfiati,
non sai cosa sia ironia,
agre piumetta che vellica al pianto
forbita di spauro del grande
tuffo in un mare di notte.
Così non riunione più niente
se non il graffito stanco,
sconsidero se la piega del labbro
sorniona, consola la mossa
prossima e in piedi rimane,
non casca nel sacco e scondanna
se stesso allo scivolo stracco
del viso amarognolo nubbioso
di frutti di mare.
(1988)