Se Mario Luzi, straordinaria figura poetica del novecento, avesse visto il mondo odierno con la sua carica di veleni concentrati nella guerra attuale così vecchia e ripetitiva, avrebbe detto con le parole di un suo testo intitolato “San Sebastiano“:
“Lui è al centro
della sofferenza, è posto
ivi, onfalo
lui medesimo del male,
della tortura. [… ]
Formicola – si avvede –
il mondo di patimenti, il suo supplizio non è suo,
è della specie che si agita
e sciaguatta
dentro la luminescente vasca”
Vale a dire che non v’è tempo per un riscatto del genere umano: sofferenza, morte, guerra sono propri della sua natura e in realtà si esternano quasi fuori della sua possibile sfera di controllo. Fanno parte della sua natura, partecipata collettivamente da tutti.
Atteggiamento amaro, smagato, crudamente realistico e pessimistico eppure l’unico in grado di indicare una strada per una veritiera presa di coscienza di ciò che siamo; sola base per individuare soluzioni educative efficaci in grado di stimolare una nuova umanità.