Mi piace vederti giovane,
Macedone Americano, torturato, tastato
da un dubbio e fuggire,
sfuggire il tarlo-pensiero.
Imprendi a inseguire
cieli diversi, una smania,
e il calore dentro quegli occhi
lievita un sinistro pensiero.
Hai attinto al limite, provando che
il mondo è finito, e l’angoscia
all’Indo martellava le tempie.
Appaiamo io e te. Fuggire apparenta non
è marciare sul dubbio. Calpestare
la palude per non essere inghiottiti
da mobili sabbie che spengono ogni orma.
E rinsacri corpo e piedi, volando
perfezione, creando arte nuova, forse.
In fondo piangere lacrime,
quelle del: «Mare, thalassa» senza
sconto alla coscienza mortale,
è levare una preghiera.
Dire che non vuoi è mentire,
una lepre che riposa, solo che
l’animale si salva ma la trappola
è tua; per questo Americano Alessandro
sulla soglia della raggiunta frontiera
hai reclinato il capo
purpureo, fiore succiso,
giovane immortale.
(1987)