Quando la mente grata
entra nella mente
per scoprire la materia-ricordo
allora, forse,
è meglio solo sentire
per fugare incubi.
In quel silenzio c’è posto
per un giostraio storpio
e per note stonate di un suo giradischi.
A guardare gli occhi e i sorrisi
di padri e madri attorno,
ci si profonda in una girandola
di sogni.
Musica iridata e trombe
di carnevale
echeggiano sensi
profondi, sguardi e toccari di pelle
che cercano e si perdono nel nero
notturno di fauce marina.
I volti dei padri fissano
magnetici un futuro:
le pupille girano
la giostra e si chiedono
il perché del tempo.
Le madri dei figli
occultate dalla notte,
rievocano nell’acqua
il piacere fulvo
dei loro semi interiori.
E così raccolgono parole,
cocci di atti
sensi di immagini
per un vaso sbilenco
privo di appoggio.
Colpevoli sono questi occhi,
e queste mani
e queste menti,
colpevoli noi
che sottraiamo al nulla
il suo segreto.
Ma se il coltello del pensiero
sviscera l’anima
per scoprire a metafore i ricordi,
ciò che resta
l’unica potenza a noi stessi
è una narrazione
che ci vuole vivi
anche se sottomessi.
(1987)