Neanche più il sé t’appartiene,
dolore di quarzo, e vorresti almeno
provare amarezza e sconfitta.
Nulla, invece, nulla è la partita
al dado vitale, gioco disonesto ma
consigliabile ai prigioni del tempo.
Tutto è come allora, ma il tempo
è passato davvero? E perché il riso
satirico e scatenato, solo beffardo
non confine, luce e lampada ai pezzi.
Non c’è inchiostro nel pensiero tranne che
per rimanere santi è d’uopo sognare
il mondo per non perdere radici e saltare
l’humus attraente dell’umanità.
(1987)