Non c’è che un frullìo di sanità
ad attendere il guado nascosto.
E quello è lo spazio che taglia
l’illumino nubiloso, dietro, il sole.
Ma c’è chi non sa tenebro o posteriore,
c’è chi lo immagina nulla, perfetto,
integrato, sociale e stolido,
dissalo precoce di vita.
A te, che scruti dall’iri
una movenza estrema,
sappi che spina ripunge il tuo nervo,
inabisso rotolìo di pietra,
nel vuoto tentatio non fare,
non sapi, non esse.
20/01/05