Non voco un frullìo di parole
per dire la lingua intonsa
ombrosa disputa di vento.
Chiocciole, come morti
e vuoti i sensi di volti, occhi e
labbra aggrinzite
rugiadose,
semenzaio antico di rose
e pallore, le guance
delicate…
Che diresti se ora
ti vedessi smagrito
dell’adolescenza,
orfano dell’io
vagante senza stelle
con l’intenzione dell’ebreo
errante?
Bambole di gomma e crine
sposano foglie secche accrocchiate,
l’eterna eredità
del giardino
segnava il tuo traguardo
dove sperduto,
appena velato d’illusione,
amico al segno amico
vuoto al velo di nulla.
E quanto pensavi
ai nodi dei capelli
che districavi, incontravi
contavi tra le dita
sospirandoli biondi e
lievi, di vergine lattea
come visione di figliolanza
sul telo delle immagini
vagheggiate.
Prole e parole,
incedere di movenze
che affocano nel centro
di te una prigione
senza sbocchi.
Stringiti e cessa di
oscurare.
ogni guscio si rompe.
(1987)