La traccia che lasciò la tua mano
non di nebbia fu imago o caligo
ma sole e chiaro di lattea specie
fu parola che in petto si ruppe.
E del petto ansioso e costale
su cui tumidi e tondi turgori
festi astro, magnifico e grato,
il respiro appoggiasti fuggiasco
finché un logico e tardo lamento
meraviglia fuggì dalle chiuse.
Non c’è stato più aereo e profondo
che rinunci alla vista beata,
che si espanda nell’alvo innocente
e la stilla abbevèri infinita.
12/05/10