Vorreste stringere,
o mani questi insidiati nodi
per proteggere qualche volto
in gentili spire di tempo.
Non grandi affetti,
misuranti di spazio e di vita
ma frulli banali,
già scorti in respiri lontani.
Complice estate,
desideraste, mani,
di possedere il cuore
quand’esso, un battito,
rideva di questi pensieri.
Svanì, l’estate era
forse, davvero,
troppo inoltrata.
Sola, inascoltata, resta,
dentro, quella parola
felice e disperata
e cupa a pronunciarla:
smettete di volere schiudermi.
Se parlare è morire
lasciatemi tacere, mani,
e gustare questa matura
illusione d’illudersi.
(Giugno 1987)