Ancora, ancora e ancora
involvi il bastone e la polpa
sempre piĆ¹ densa e sclerosi
forse l’acusto sentire del mondo.
Segnano i cerchi le sponde
scodella avvivata dal foco
e bolle fremitano i succubi
grani indisciolti di terra.
Se parlare presentono i sassi,
spezzano la sfera del mondo
aggreppiando il tessuto sensorio
senza, no, infornare di pani la pasta
ma le dita modelli di morbido
un dentro l’altra le vuote vaneggiano.
(1988)